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Annotazioni alla Lettera 42.
(A) Il testo a penna della gran Certosa di Pavia dà il titolo di questa lettera così: a Messer Frier Nicolò priore de’Frieri della provincia di Toscana. Dal quale si rileva, che questo Nicolò era priore di qualche ordine cavalleresco, costumandosi di dar del Friere in Italia a’cavalieri delle religioni; e debb’essere degli Ospitalieri, o cavalieri di s. Giovanni, non avendo che fare in Italia alcun altro ordine cavalleresco a’tempi di santa Caterina. Questo Nicolò è quegli che tolse a’Sanesi il luogo di Talamone a nome della Chiesa, per cui ricoverare mandarono questi ambasciatori alla Chiesa, come è detto alla lettera 22.
(B) Che voi sapete che lo stato umano, ec. Questo passo nell’antica impressione d’Aldo leggesi sì malconcio per balordaggine dello stampatore, che non poteavisi raffigurare il vero sentimento.
(C) Voi sete posti nello stato de’gloriosi martiri. S. Bernardo, s. Antonino ed altri autori citati da Teofilo Rainaudi, hanno dato il titolo di martiri a quei che danno la vita, combattendo a difesi della cattolica fede. I più degli autori però non glie’l consentono, se prendasi questo nel suo più stretto significato; onde reputano convenir loro il bell’aggiunto di martiri per una tal quale corrispondenza di proporzione, cioè che come i martiri danno il sangue e la vita in testimonio della fede per l’amore intenso, c’hanno a Cristo Signor nostro; così i soldati, a difesa dalla vera religione, esponendosi a morire, sembrano ardere d’uno stesso fuoco di carità; onde perciò ella dice essere questi cavalieri posti nello stato dei gloriosi martiri, facendosi d’alcuna maniera a loro simiglianti. Veggasi intorno a ciò il Rainaudo al luogo accennato. Lo stesso titolo di martiri dassi da questa vergine a’soldati, che presa aveano a difendere colle armi la causa d’Urbano VI contro gli scismatici, il che riesce forte agro al gusto del Maimburg.
(D) L’altra battaglia è in particolare data a voi per grazia. Ad eseguire la risoluzione presagli nell’assemblea d’Avignone del 1376, si portarono diversi cavalieri a Venezia, a prendervi imbarco, come s’osservò nell’annotazioni alla lettera 13, e di bel nuovo s’avvertirà in quelle della lettera 220, e questo signore eravi pure andato a darvi gli ordini opportuni a questo passaggio. Stimo perciò essere questa lettera de’primi mesi dell’anno 1377.
(E) Ma non sarebbe gloriosa per gli matti e simplici che andassero solamente per fumo. Se al numero, al valore e alla magnanimità de’cavalieri crociati fosse sempre andata del pari la disciplina, la concordia, e nei condottieri la perizia, non lamenteremmo fallite di esito spedizioni, alle quali le più belle provincie dell’Asia do-