Pagina:Caterina da Siena - Epistole, 1.djvu/86

48

sia contro voi. Su virilmente, padre, ch’io vi dico che non vi bisogna temere (Ad Rom. 8.) Se non faceste quello che doveste fare, avreste bisogno di temere. Voi dovete venire: venite dunque, venite dolcemente senza veruno timore; e se veruno dimestico vi vuole impedire, dite a loro arditamente, come disse Cristo a s. Pietro, quando per tenerezza il voleva ritrarre che non andasse alla passione, Cristo si rivolse a lui dicendo, va di po’ me, Satanas, tu mi se’ scandalo, cercando le cose che sono dagli uomini, e non quelle che sono da Dio; e non vogli tu che io compia la volontà del Padre mio (Matt. 16.)? Così fate voi, dolcissimo padre, seguitatelo come vicario suo, deliberando e fermando in voi medesimo, e dinanzi da loro, dicendo: se n’andasse mille volte la vita, io voglio adempire la volontà del Padre mio. Poniamo che vita non ne vada, anco pigliate la vita e la materia d’acquistare continuamente la vita della grazia. Or vi confortate e non temete, che non vi bisogna. Pigliate l’arme della santissima croce, che è la sicurtà e la vita de’ cristiani. Lassate dire chi vuol dire, e tenete fermo il santo proponimento. Dissemi il padre mio frate Raimondo per vostra parte, ch’io pregassi Dio, se dovesse avere impedimento; ed io già n’avea pregato inanzi e dopo la communione C santa, e non vedeva nè morte, nè pericolo neuno, li quali pericoli pongono coloro che vi consigliano. Credete, e confidatevi in Cristo dolce Jesù. Io spero che Dio non dispregerà tante orazioni fatte con tanto ardentissimo desiderio, e con molte lagrime e sudori. Altro non dico. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Perdonatemi, perdonatemi. Jesù Cristo crocifisso sia con voi. Jesù dolce, Jesù amore.