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chè per la ribellione che fece l’uomo disobedendo a Dio, meritava pena infinita. La somma ed eterna sapienzia non vuole fare così, ma trova uno modo piacevole e più dolce ed amoroso che trovare possa, perocchè vede che per neuno modo si trae tanto il cuore dell’uomo, quanto per amore, perocchè egli è fatto per amore, e questa pare la cagione che tanto ama, perchè non è fatto d’altro che d’amore, secondo l’anima e secondo il corpo; perocchè per amore Dio il creò alla imagine e similitudine sua, e per amore il padre e la madre gli diè della sua sustanzia concependo e generando il figliuolo. E però, vedendo Dio che egli è tanto alto ad amare, drittamente egli gitta l’amo dell’amore, donandoci il verbo dell’unigenito figliuolo, prendendo la nostra umanità per fare una grande pace. Ma la giustizia vuole che si faccia vendetta della ingiuria che è stata fatta a Dio: viene dunque la divina misericordia ed ineffabile carità, e per satisfare alla giustizia ed alla misericordia, condanna il figliuolo suo alla morte, avendolo vestito della nostra umanità, cioè della massa d’Adam che offese; sicchè per la morte sua è placata l’ira del padre, avendo fatta giustizia sopra la persona del figliuolo, e così ha satisfatto alla giustizia ed ha satisfatto alla misericordia, traendo delle mani delle dimonia l’umana generazione. Ha giuocato questo dolce Verbo alle braccia in su il legno della santissima croce, facendo uno torniello C la morte colla vita e la vita con la morte: sicchè per la morte sua distrusse la morte nostra, e per darci la vita, consumò la vita del corpo suo. Sicchè dunque con l’amore ci ha tratti, e con la sua benignità ha vinta la nostra malizia, intanto che ogni cuore dovrebbe essere tratto; perocchè maggiore amore non poteva mostrare (e così disse egli) che dare la vita per l’amico suo (Job. 15.): e se egli commenda l’amore che dà la vita per l’amico, che dunque diremo dell’ardentissimo e consumato amore che diè la vita per lo nemico suo? perocchè per lo pec-