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IL SECONDO LIBRO DEL CORTEGIANO

del conte baldesar castiglione

A MESSER ALFONSO ARIOSTO


I. Non senza maraviglia ho più volte considerato, onde nasca un errore, il quale, perciò che universalmente ne’ vecchi si vede, creder si può che ad essi sia proprio e naturale: e questo è, che quasi tutti laudano i tempi passati e biasimano i presenti, vituperando le azioni e i modi nostri e tutto quello che essi nella lor gioventù non facevano; affermando ancor, ogni buon costume e buona maniera di vivere, ogni virtù, in somma ogni cosa, andar sempre di mal in peggio1. E veramente par cosa molto aliena dalla ragione e degna di maraviglia, che la età matura, la qual con la lunga esperienza suol far nel resto il giudicio degli uomini più perfetto, in questo lo corrompa tanto, che non si avveggano, che se ’l mondo sempre andasse peggiorando, e che i padri fossero generalmente migliori che i figlioli, molto prima che ora saremmo giunti a quell’ultimo grado di male, che peggiorar non può. E pur vedemo, che non solamente ai dì nostri, ma ancor nei tempi passati, fu sempre questo vizio peculiar di quella età; il che per le scritture di molti autori antichissimi chiaro si comprende, e massimamente dei Comici, i quali più che gli altri esprimeno la imagine della vita umana. La causa adunque di questa falsa opinione nei vecchi estimo io per me ch’ella sia, perchè gli anni fuggendo se ne portan seco molte commodità, e tra l’altre levano dal sangue gran parte degli spiriti vitali; onde la complession si