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52 | il cortegiano |
può capir nella testa, che d’una lingua particolare, la quale
non è a tutti gli uomini così propria come i discorsi ed i
pensieri e molte altre operazioni, ma una invenzione contenuta
solto certi termini, non sia più ragionevole imitar
quelli che parlan meglio, che parlare a caso; e che, così come
nel latino l’uomo si dee sforzar di assimigliarsi alla lingua
di Virgilio e di Cicerone, piuttosto che a quella di Silio o di
Cornelio Tacito, così nel volgar non sia meglio imitar quella
del Petrarca e del Boccaccio, che d’alcun altro; ma ben in
essa esprimere i suoi proprii concetti, ed in questo attendere,
come insegna Cicerone, allo instinto suo naturale: e così
si troverà, che quella differenza che voi dite essere tra i
buoni oratori, consiste nei sensi, e non nella lingua. Allor
il Conte, Dubito, disse, che noi entraremo in un gran pelago,
e lasciaremo il nostro primo proposito del Cortegiano.
Pur domando a voi: in che consiste la bontà di questa lingua?
— Rispose messer Federico: Nel servar ben le proprietà
di essa, e tórla in quella significazione, usando quello
stile e que’ numeri, che hanno fatto tutti quei che hanno
scritto bene.— Vorrei, disse il Conte, sapere se questo stile
e questi numeri di che voi parlate, nascono dalle sentenze o
dalle parole. — Dalle parole, rispose messer Federico. Adunque,
disse il Conte, a voi non par che le parole di
Silio e di Cornelio Tacito siano quelle medesime che usa
Virgilio e Cicerone? nè tolte nella medesima significazione?
— Rispose messer Federico: Le medesime son sì, ma alcune
mal osservate e tolte diversamente. — Rispose il Conte: E se
d’un libro di Cornelio e d’un di Silio si levassero tutte quelle
parole che son poste in altra significazion di quello che
fa Virgilio e Cicerone, che sariano pochissime: non direste
voi poi, che Cornelio nella lingua fosse pare a Cicerone, e
Silio a Virgilio?24 e che ben fosse imitar quella maniera di
dire?
XXXIX. Allora la signora Emilia, A me par, disse, fai questa vostra disputa sia mo troppo lunga e fastidiosa; però fia bene a differirla ad un altro tempo. — Messer Federico pur incominciava a rispondere; ma sempre la signora Emilia lo interrompeva. In ultimo disse il Conte: Molti vo-