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libro primo. 47


glia altra; e se ella non fosse pura toscana antica, sarebbe italiana, commune19, copiosa e varia, e quasi come un delizioso giardino pien di diversi fiori e frutti. Nè sarebbe questo cosa nuova; perchè, delle quattro lingue che aveano in consuetudine i scrittori greci, eleggendo da ciascuna parole, modi e figure, come ben loro veniva, ne facevano nascere un’altra che si diceva commune, e tutte cinque poi sotto un sol nome chiamavano lingua greca; e benchè la ateniese fosse elegante, pura e faconda più che l’altre, i buoni scrittori che non erano di nazion Ateniesi non la affettavan tanto, che nel modo dello scrivere, e quasi all’odore e proprietà del suo natural parlare, non fossero conosciuti: nè per questo però erano sprezzati; anzi quei che volevan parer troppo Ateniesi, ne rapportavan biasimo. Tra i scrittori latini ancor furono in prezzo a’ suoi di molti non Romani, benchè in essi non si vedesse quella purità propria della lingua romana, che rare volte possono acquistar quei che son d’altra nazione. Già non fu rifiutato Tito Livio, ancora che colui dicesse aver trovato in esso la patavinità, nè Virgilio, per esser stato ripreso che non parlava romano; e, come sapete, furono ancor letti ed estimati in Roma molti scrittori di nazione Barbari. Ma noi, molto più severi che gli antichi, imponemo a noi stessi certe nuove leggi fuor di proposito; ed avendo inanzi agli occhi le strade battute, cerchiamo andar per diverticoli: perchè nella nostra lingua propria, della quale, come di tutte l’altre, l’officio è esprimer bene e chiaramente i concetti dell’animo, ci dilettiamo della oscurità; e, chiamandola lingua volgare, volemo in essa usar parole che non solamente non son dal volgo, ma nè ancor dagli uomini nobili e litterati intese, nè più si usano in parte alcuna; senza aver rispetto, che tutti i buoni antichi biasimano le parole rifiutate dalla consuetudine. La qual voi, al parer mio, non conoscete bene; perchè dite, se qualche20 vizio di parlare è invalso in molti ignoranti, non per questo si dee chiamar consuetudine, nè esser accettato per una regola di parlare; e, secondo che altre volte vi ho udito dire, volete poi, che in loco di Capitolio si dica Campidoglio21; per Jeronimo, Girolamo; aldace per audace; e per patrone, padro-