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318 | il cortegiano. |
in un giovane sia congiunto con la grandezza dell’animo un tanto maturo e prudente consiglio, così nell’arme come nel governo de’ stati, e in tutti li discorsi umani: chè, oltre la deliberata volontà ed inviolabile proponimento verso la giustizia, e mill’altre meravigliose condizioni, chi vide mai in signore di età di ventitré anni2 tanta continenza, che non solamente da ogni atto lascivo e disonesto si astenga, ma dalle parole e da ogni cosa che generar ne potesse sospizione sia alienissimo? Nè però questo è proceduto perch’egli abbia l’animo tanto austero, che aborrisca quello che naturalmente ognuno desidera; anzi di teneri e dolcissimi costumi insieme con la modestia è tutto pieno. E già più ch’una volta raccordomi averlo veduto fieramente d’amore acceso, od in questa passione aver fatto quello che così rare volte e con tanta difficoltà si fa, che per impossibile da ognuno è giudicato: e questo è, lo essere inamorato e savio, e metter legge e misura a quelli desiderii che patire non la possono; e non solamente negli gran signori, alli quali la libera commodità e la vita deliziosa danno gran licenza e causa di peccare, ma spesso traporta e sforza gli animi de’ poveri e bassissimi uomini ad incorrere in gravi errori. Chi adunque può tanto di sé stesso, che domini e governi con ragione gli proprii appetiti, e massimamente quando hanno più forza, è ancor conveniente credere, che possi e sappia con la medesima ragione molto meglio governare gli popoli, come ben se ne vede nel signor Duca esperienza. —
LODI DI Federico GONZAGA, MARCHESE DI MANTOVA.
(Lib. IV, cap. XLII, pag. 276, lin. 7-29, invece della parole Rispose
il Signor Ottaviano fino a questa vostra speranza. — )
Rispose il signor Ottaviano: Se il signor Prefetto non fosse qui presente, io direi pur arditamente, che esso di sè stesso promette ciò che desiderar si può di degno principe; ma per fuggir ogni sospetto di adulazione, non voglio laudarlo in presenza. Dico bene, che se ’l conte Ludovico nostro è così veridico come suole, un altro ne avemo ancora, del quale con ragione sperar si deve tutto quello ch’io ho detto convenirsi a quel supremo grado di eccellenza: e questo non