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libro quarto. | 285 |
cemente che i giovani, sarammi necessario far un poco di
discorso, per dichiarir che cosa è amore31, ed in che consiste
la felicità che possono aver gl’inamorati; però pregovi
ad ascoltarmi con attenzione, perchė spero farvi vedere che
qui non è uomo a cui si disconvenga l’esser inamorato, ancor
che egli avesse quindici o venti anni più che ’l signor
Morello. — E quivi, essendosi alquanto riso, soggiunse messer
Pietro: Dico adunque che, secondo che dagli antichi savii
è diffinito, Amor non è altro che un certo desiderio di fruir
la bellezza32; e perchè il desiderio non appetisce se non le
cose conosciute, bisogna sempre che la cognizion preceda il
desiderio: il quale per sua natura vuole il bene, ma da sè è
cieco e non lo conosce. Però ha così ordinato la natura, che
ad ogni virtù conoscente sia congiunta una virtù appetitiva;
e perchè nell’anima nostra son tre modi di conoscere, cioè
per lo senso, per la ragione e per l’intelletto: dal senso nasce
l’appetito, il qual a noi è commune con gli animali bruti;
dalla ragione nasce la elezione, che è propria dell’uomo; dall’intelletto,
per lo quale l’uom può communicar con gli angeli,
nasce la volontà. Così adunque come il senso non conosce
se non cose sensibili, l’appetito le medesime solamente
desidera; e così come l’intelletto non è vòlto ad altro che
alla contemplazion di cose intelligibili, quella volontà solamente
si nutrisce di beni spirituali. L’uomo, di natura razionale,
posto come mezzo fra questi dui estremi, può, per sua
elezione, inclinandosi al senso ovvero elevandosi allo intelletto,
accostarsi ai desiderii or dell’una or dell’altra parte.
Di questi modi adunque si può desiderar la bellezza33; il nome
universal della quale si conviene a tutte le cose o naturali o
artificiali che son composte con buona proporzione e debito
temperamento, quanto comporta la lor natura.
LII. Ma, parlando della bellezza che noi intendemo, che è quella solamente che appar nei corpi e massimamente nei volti umani, e muove questo ardente desiderio che noi chiamiamo amore: diremo, che è un flusso della bontà divina34, il quale benchè si spanda sopra tutte le cose create, come il lume del sole, pur quando trova un volto ben misurato e composto con una certa gioconda concordia di colori distinti, ed