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libro quarto. 261


risguardo perseguono i buoni e i savii, ed esaltano i mali, nè comportano che nelle città siano amicizie, compagnie, nè intelligenze fra i cittadini, ma nutriscono gli esploratori, accusatori, omicidiali, acciò che spaventino e facciano divenir gli uomini pusillanimi, e spargono12 discordie per tenergli disgiunti e debili; e da questi modi procedono poi infiniti danni e ruine ai miseri popoli, e spesso crudel morte o almen timor continuo ai medesimi tiranni: perchè i buoni principi temono non per sè ma per quelli a’ quali comandano, e li tiranni temono quelli medesimi a’ quali comandano; però, quanto a maggior numero di gente comandano e son più potenti, tanto più temono ed hanno più nemici. Come credete voi che si spaventasse e stesse con l’animo sospeso quel Clearco, tiranno di Ponto, ogni volta che andava nella piazza o nel teatro, o a qualche convito o altro loco publico? che, come si scrive, dormiva chiuso in una cassa; ovver quell’altro Aristodemo Argivo? il qual a sè stesso del letto aveva fatta quasi una prigione: chè nel palazzo suo tenea una piccola stanza sospesa in aria, ed alta tanto che con scala andar vi si bisognava; e quivi con una sua femina dormiva, la madre della quale la notte ne levava la scala, la mattina ve la rimetteva. Contraria vita in tutto a questa13 deve adunque esser quella del buon principe, libera e sicura, e tanto cara ai cittadini quanto la loro propria, ed ordinata di modo che partecipi dell’attiva e della contemplativa, quanto si conviene per beneficio dei popoli.—

XXV. Allor il signor Gaspar, E qual, disse, di queste due vite, signor Ottaviano, parvi che più s’appartenga al principe? - Rispose il signor Ottaviano, ridendo: Voi forse pensate, ch’io mi persuada esser quello eccellente Cortegiano che deve saper tante cose, e servirsene a quel buon fine ch’io ho detto; ma ricordatevi, che questi signori l’hanno formato con molte condizioni che non sono in me: però procuriamo prima di trovarlo, chè io a lui mi rimetto e di questo, e di tutte l’altre cose che s’appartengono a buon principe. Allora il signor Gaspar, Penso, disse, che se delle condizioni attribuite al Cortegiano alcune a voi mancano, sia più presto la musica e ’l danzar e l’altre di poca importanza,