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234 | il cortegiano |
la quale meriti l’amor di tante donne; onde quelle che di lui
senton ragionare di tal mođo, esse ancora per questa credenza
si movono molto più ad amarlo.
LXXI. Rise allor il Conte Ludovico, e disse: Io vi prometto, che queste grosserie non userà mai il Cortegiano discreto per acquistar grazia con donne.— Rispose messer Cesare gonzaga: Nè men quell’altra che a’ miei di usò un gentiluomo di molta estimazione, il qual io non voglio nominare per onore degli uomini. - Rispose la signora Dochessa: Dite almen ciò che egli fece. -Soggiunse messer Cesare: Costui essendo amato da una gran signora, richiesto da lei venne secretamente in quella terra ove essa era; e poichè la ebbe veduta, e fu stato seco a ragionare quanto essa e ’l tempo comportarono, partendosi con molte amare lacrime e sospiri, per testimonio dell’estremo dolor ch’egli sentiva di tal partita, le supplicò ch’ella tenesse continua memoria đi lui; e poi soggiunse, che gli facesse pagar l’osteria, perchè essendo stato richiesto da lei, gli parea ragione che della sua venuta non vi sentisse spesa alcuna.— Allora tutte le donne cominciarono a ridere, e dir che costui era indegnissimo d’esser chiamato gentiluomo; e molti si vergognavano per quella vergogna che esso meritamente arìa sentita, se mai per tempo alcuno avesse preso tanto d’intelletto, che avesse potuto conoscere un suo così vituperoso fallo. Voltossi allor il signor Gaspar a messer Cesare, e disse: Era meglio restar di narrar questa cosa per onor delle donne, che di nominar colui per onor degli uomini; che ben potete imaginare che buon giudicio avea quella gran signora, amando un animale così irrazionale, e forse ancora che di molti che la servivano aveva32 eletto questo per lo più discreto, lasciando adrieto e dando disfavore a chi costui non saria stato degno famiglio.— Rise il conte Ludovico, e disse: Chi sa che questo non fosse discreto nell’altre cose, e peccasse solamente in osterie? Ma molte volte per soverchio amore gli uomini fanno gran sciocchezze; e se volete dir il vero, forse che a voi talor è occorso farne più d’una.
LXXII. Rispose ridendo messer Cesare: Per vostra fè, non scopriamo i nostri errori. – Pur bisogna scoprirli, rispose