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230 | il cortegiano |
seco, infettano il sangue vicino al core, dove son pervenuti,
e lo riscaldano e fannolo a sè simile, ed atto a ricevere la
impression di quella imagine che seco hanno portata; onde
a poco a poco andando e ritornando questi messaggieri la via
per gli occhi al core, e riportando l’esca e ’l focile di bellezza
e di grazia, accendono col vento del desiderio quel foco che
tanto arde, e mai non finisce di consumare, perchè sempre
gli apportano materia di speranza per nutrirlo. Però ben dir
si può, che gli occhi siano guida in amore27, massimamente se
sono graziosi e soavi; neri di quella chiara e dolce negrezza,
ovvero azzurri; allegri e ridenti, e così grati e penetranti nel
mirar, come alcuni, nei quali par che quelle vie che dànno
esito ai spiriti siano tanto profonde, che per esse si vegga
insino al core. Gli occhi adunque stanno nascosi, come alla
guerra soldati insidiatori in aguato; e se la forma di tutto ’l
corpo è bella e ben composta, tira a sè ed alletta chi da lontan
la mira, fin a tanto che s’accosti; e subito che è vicino,
gli occhi saettano, ed affatturano come venefici; e ‘l massimamente
quando per dritta linea mandano i raggi suoi negli occhi
della cosa amata in tempo che essi facciano il medesimo;
perchè i spiriti s’incontrano, ed in quel dolce intoppo l’un
piglia le qualità28 dell’altro, come si vede d’un occhio infermo,
che guardando fisamente in un sano gli dà la sua infermità:
sicchè a me pare che ’l nostro Cortegiano possa di
questo modo manifestare in gran parte l’amor alla sua Donna.
Vero è che gli occhi, se non son governati con arte, molte
volte scoprono più gli amorosi desiderii a cui l’uom men vorria,
perchè fuor per essi quasi visibilmente traluceno quelle
ardenti passioni, le quali volendo l’amante palesar solamente
alla cosa amata, spesso palesa ancor a cui più desiderarebbe
nasconderle. Però chi non ha perduto il fren della ragione si
governa cautamente, ed osserva i tempi, i lochi, e quando
bisogna s’astien da quel così intento mirare, ancora che sia
dolcissimo cibo; perchè troppo dura cosa è un amor publico.
LXVII. Rispose il conte Lodovico: Talor ancora l’esser publico non nuoce, perchè in tal caso gli uomini spesso estimano che quegli amori non tendano al fine che ogni amante desidera, vedendo che poca cura si ponga per coprirli, nè