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mi così fatale il non esser creduto a me la verità, come l’esser creduto a voi la bugia. — Dite pur, signor Unico, rispose la signora Emilia, che voi non amate così come vorreste che fosse creduto; che se amaste, tutti i desiderii vostri sariano di compiacer la donna amata, e voler quel medesimo che essa vuole: chè questa è la legge d’amore; ma il vostro tanto dolervi di lei denota qualche inganno, come ho detto, o veramente fa testimonio che voi volete quello che essa non vuole. — Anzi, disse il signor Unico, voglio io ben quello che essa vuole: che è argomento ch’io l’amo; ma dolgomi perchè essa non vuol quello che voglio io: che è segno che non mi ama, secondo la medesima legge che voi avete allegata. — Rispose la signora Emilia: Quello che comincia ad amare, deve ancora cominciare a compiacere26 ed accommodarsi totalmente alle voglie della cosa amata, e con quelle governar le sue; e far che i proprii desiderii siano servi, e che l’anima sua istessa sia come obediente ancilla, nè pensi mai all altro che a trasformarsi, se possibil fosse, in quella della cosa amata; e questo reputar per sua somma felicità; perchè così fan quelli che amano veramente. — Appunto la mia somma felicità, disse il signor Unico, sarebbe se una voglia sola governasse la sua e la mia anima. — A voi sta di farlo, rispose la signora EmiLia.

LXIV. Allora messer Bernardo, interrompendo, Certo è, disse, che chi ama veramente, tutti i suoi pensieri, senza che d’altri gli sia mostrato, indrizza a servire e compiacere la donna amata; ma perchè talor queste amorevoli servitù non son ben conosciute, credo che, oltre allo amare e servire, sia necessario fare ancor qualche altra dimostrazione di questo amore tanto chiara, che la donna non possa dissimular di conoscere d’essere amata; ma con tanta modestia però, che non paja che se le abbia poca riverenza. E perciò voi, Signora, che avete cominciato a dir come l’anima dello amante dee essere obediente ancilla alla amata, insegnate ancor, di grazia, questo secreto, il quale mi pare importantissimo. — Rise messer Cesare, e disse: Se lo amante è tanto modesto che abbia vergogna di dirgliene, scrivagliele. — Soggiunse la signora Emilia: Anzi, se è tanto discreto co-