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170 | il cortegiano |
avanza a messer Federico a dir del Cortegiano, che senza
dubio è molto più bello che non può esser la mia Donna.— Quello
ch’io mi aveva posto in animo, rispose messer Federico,
non è tanto appartenente al Cortegiano, che non si
possa lasciar senza danno alcuno; anzi è quasi diversa materia
da quella che sin qui s’è ragionata. — E che cosa è
egli adunque? — disse la signora Duchessa. Rispose, messer
Federico: Io m’era deliberato, per quanto poteva, di chiarir3
le cause di queste compagnie ed ordini di cavalieri fatti
da gran principi sotto diverse insegne: com’è quel di San
Michele nella casa di Francia; quel del Gartier, che è sotto
il nome di San Giorgio, nella casa d’Inghilterra; il Toison
d’oro in quella di Borgogna: ed in che modo si diano queste
dignità, e come se ne privino quelli che lo meritano; onde
siano nate, chi ne siano stati gli autori, ed a che fine l’abbiano
instituite: perchè pur nelle gran corti son questi cavalieri
sempre onorati. Pensava ancor, se ’l tempo mi fosse
bastato, oltre alla diversità de’ costumi che s’usano nelle
corti de’ principi cristiani nel servirgli, nel festeggiare, e
farsi vedere nei spettacoli publici, parlar medesimamente
qualche cosa di quella del Gran Turco, ma molto più particolarmente
di quella del Sofi re di Persia: chè, avendo io
inteso da mercatanti che lungamente son stati in quel paese,
gli uomini nobili di là esser molto valorosi e di gentil costumi,
ed usar nel conversar l’un con l’altro, nel servir
donne, ed in tutte le sue azioni molta cortesia e molta discrezione,
e, quando occorre, nell’arme, nei giochi e nelle
feste molta grandezza, molta liberalità e leggiadria, sonomi
dilettato di saper quali siano in queste cose i modi di che
essi più s’appressano4, in che consisteno le lor pompe ed attilature
d’abiti e d’arme; in che siano da noi diversi ed in
che conformi; che maniera d’intertenimenti usino le lor
donne, e con quanta modestia favoriscano chi le serve5 per
amore. Ma invero non è ora conveniente entrar in questo
ragionamento, essendovi massimamente altro che dire, e
molto più al nostro proposito che questo.
III. Anzi, disse il signor Gasparo, e questo e molte altre cose son più al proposito, che ’l formar questa Donna di