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sparo, convinto, confessar il suo e ’l vostro errore, e domandar quel perdono, che noi non gli vorremo concedere. Allora la signora Dochessa: Per esser l’ora molto tarda, voglio, disse, che differiamo il tutto a domani; tanto più perchè mi par ben fatto pigliar il consiglio del signor Magnifico: cioè che, prima che si venga a questa disputa, così si formi una Donna di Palazzo con tutte le perfezioni, come hanno formato questi signori il perfetto Cortegiano. — Signora, disse allor la signora Emira, Dio voglia che noi non ci abbattiamo a dar questa impresa a qualche congiurato col signor Gasparo, che ci formi una Cortegiana78 che non sappia far altro che la cucina e filare. — Disse il Frigio: Ben è questo il suo proprio officio. — Allor la signora Duchessa, Io voglio, disse, confidarmi del signor Magnifico, il qual, per esser di quello ingegno e giudicio che son certa, imaginerà quella perfezion maggiore che desiderar si può in donna, ed esprimeralla ancor ben con le parole, e così averemo che opporre alle false calunnie del signor Gasparo.

C. Signora mia, rispose il Magnifico, io non so come buon consiglio sia il vostro, impormi impresa di tanta importanza, ch’io in vero non mi vi sento79 sufficiente; nè sono io come il Conte e messer Federico, i quali con la eloquenza sua hanno formato un Cortegiano che mai non fu nè forse può essere. Pur se a voi piace ch’io abbia questo carico, sia almen con quei patti che hanno avuti quest’altri signori; cioè che ognun possa dove gli parerà contradirmi, ch’io questo estimarò non contradizione, ma ajuto; e forse col correggere gli errori miei, scoprirassi quella perfezion della Donna di Palazzo, che si cerca. — Io spero, rispose la signora Duchessa, che ’l vostro ragionamento sarà tale, che poco vi si potrà contradire. Sicchè, mettete pur l’animo a questo sol pensiero, e formateci una tal donna, che questi nostri avversarii si vergognino a dir ch’ella non sia pari di virtù al Cortegiano: del quale ben sarà che messer Federico non ragioni più, chè pur troppo l’ha adornato, avendogli massimamente da esser dato paragone d’una donna. — A me, Signora, disse allor messer Federico, ormai poco o niente avanza che dir sopra il Cortegiano; e quello che pen-