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libro secondo. | 147 |
poco che aveva; pur, vedendo che la cosa andava in lungo,
cominciò a dolersi del medico, e dir che non sentiva miglioramento
alcuno, nè discernea con quell’occhio61 più che se
non l’avesse avuto in capo. In ultimo, vedendo maestro Serafino
che poco più potea trargli di mano, disse: Fratello mio,
bisogna aver pazienza: tu hai perduto l’occhio, nè più v’è
rimedio alcuno; e Dio voglia che tu non perdi anco quell’altro.
— Udendo questo il contadino, si mise a piangere e dolersi
forte, e disse: Maestro, voi m’avete assassinato e rubato
i miei denari: io mi lamentarò al signor Duca; — e facea
i maggiori stridi del mondo. Allora maestro Serafino in collera,
e per svilupparsi, Ah villan traditor, disse, dunque tu
ancor vorresti aver dui occhi, come hanno i cittadini e gli
uomini da bene? vattene in malora: — e queste parole accompagnò
con tanta furia, che quel povero contadino spaventato
si tacque, e cheto cheto se n’andò con Dio, credendosi
d’aver il torto.
LXXVIII. È anco bello quando si dechiara una cosa, o sì interpreta giocosamente. Come alla corte di Spagna comparendo una mattina a palazzo un cavaliero, il quale era bruttissimo, e la moglie, che era bellissima; l’uno e l’altro vestiti di damasco bianco, disse la Reina ad Alonso Carillo: Che vi par, Alonso, di questi dui? — Signora, rispose Alonso, parmi che questa sia la dama e questo lo asco; — che vuol dir schifo62. Vedendo ancor Rafael de’ Pazzi una lettera del Prior di Messina, ch’egli scriveva ad una sua signora, il soprascritto della qual dicea: Esta charta s’ha de dar a quien causa mi penar; Parmi, disse, che questa lettera vada a Paolo Tolosa. — Pensate come risero i circostanti, perchè ognuno sapea che Paolo Tolosa aveva prestato al Prior diece mila ducati; ed esso, per esser gran spenditor, non trovava modo di rendergli. A questo è simile, quando si dà una ammonizion famigliare in forma di consiglio, pur dissimulatamente. Come disse Cosimo de’ Medici ad un suo amico, il qual era assai ricco, ma di non molto sapere, e per mezzo pur di Cosimo aveva ottenuto un officio fuori di Firenze; e dimandando costui nel partir suo a Cosimo, che modo gli parea che egli avesse a tenere per governarsi bene in questo suo officio,