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libro secondo. 139


risconsulto che litighi, nè medico che pigli medicina, nè teologo che sia buon cristiano.

LXVII. Rise messer Bernardo, poi soggiunse: Di questi sono infiniti esempii, detti da gran signori ed uomini gravissimi. Ma ridesi ancora spesso delle comparazioni, come scrisse il nostro Pistoja a Serafino: Rimanda il valigion che l’assimiglia; — chè, se ben vi ricordate, Serafino54 s’assimigliava molto ad una valigia. Sono ancora alcuni che si dilettano di comparar uomini e donne a cavalli, a cani, ad uccelli, e spesso a casse, a scanni, a carri, a candelieri; il che talor ha grazia, talor è freddissimo. Però in questo bisogna considerare il loco, il tempo, le persone, e l’altre cose che già’ tante volte avemo detto, — Allor il signor Gaspar Pallavicino, Piacevole comparazione, disse, fu quella che fece il signor Giovanni Gonzaga nostro, di Alessandro Magno al signor Alessandro suo figliolo. — Io non lo so, — rispose messer Bernardo. Disse il signor Gasparo: Giocava il signor Giovanni a tre dadi, e, come è sua usanza, aveva perduto molti ducati, e tuttavia perdea; ed il signor Alessandro suo figliolo, il quale, ancor che sia fanciullo, non gioca men volentieri che ’l padre, stava con molta attenzione mirandolo, e parea tutto tristo. Il conte di Pianella, che con molti altri gentiluomini era presente, disse: Eccovi, signore, che ’l signor Alessandro sta mal contento della vostra perdita, e si strugge aspettando pur che vinciate, per aver qualche cosa di vinta; però cavatelo55 di questa angonia, e prima che perdiate il resto, donategli almen un ducato, acciò che esso ancor possa andare a giocare co’ suoi compagni. — Disse allor il signor Giovanni: Voi v’ingannate, perchè Alessandro non pensa a così piccol cosa; ma, come si scrive che, Alessandro Magno, mentre che era fanciullo, intendendo che Filippo suo padre avea vinto una gran battaglia ed acquistato un certo regno, cominciò a piangere, ed essendogli domandato perchè piangeva, rispose, perchè dubitava che suo padre vincerebbe tanto paese, che non lasciarebbe che vincere a lui: così ora Alessandro mio figliolo si duole e sta per pianger vedendo ch’io suo padre perdo, perchè dubita ch’io perda tanto, che non lasci che perder a lui.—