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libro secondo. | 103 |
dicio, che non siano nè parole nè opere? — Disse allor messer
Federico: Voi siete troppo sottile loico. Ma per dirvi come
io intendo, si trovano alcune operazioni, che, poichè son fatte,
restano ancora, come l’edificare, scrivere ed altre simili;
altre non restano, come quelle di che io voglio ora intendere:
però non chiamo in questo proposito che ’l passeggiare,
ridere, guardare, e tai cose, siano operazioni; e pur tutto
questo di fuori dà notizia spesso di quel dentro. Ditemi, non
faceste voi giudicio che fosse un vano e leggier uomo quello
amico nostro, del quale ragionammo pur questa mattina, subito
che lo vedeste passeggiar con quel torzer di capo, dimenandosi
tutto, ed invitando con aspetto benigno la brigata a
cavarsegli la beretta? Così ancora quando vedete uno che
guarda troppo intento con gli occhi stupidi a foggia d’insensato, o
che rida così scioccamente come que’ mutoli gozzuti
delle montagne di Bergamo18, avvenga che non parli o a
non lo tenete voi per un gran babuasso? Vedete
adunque che questi modi e costumi, che io non intendo per
ora che siano operazioni; fanno in gran parte che gli uomini
sian conosciuti.
XXIX. Ma un’altra cosa parmi che dia e lievi molto la riputazione, e questa è la elezion degli amici coi quali si ha da tenere intrinseca pratica; perchè indubitatamente la ragion vuol, che di quelli che sono con stretta amicizia ed dissolubil compagnia congiunti; siano ancor le volontà, gli animi, i giudicii e gl’ingegni conformi. Così chi conversa con ignoranti o mali, è tenuto per ignorante o malo; e per contrario chi conversa con buoni e savii e discreti, è tenuto per tale: chè da natura par che ogni cosa volentieri si congiunga col suo simile. Però gran riguardo credo che si convenga aver nel cominciar queste amicizie, perchè di dui stretti amici chi conosce l’uno, subito imagina l’altro esser della medesima condizione. — Rispose allor messer Pietro Bembo: Del ristringersi in amicizia così unanime, come voi dite, parmi veramente che si debba aver assai riguardo, non solamente per l’acquistar o perdere la riputazione, ma perchè oggidì pochissimi veri amici si trovano, nè credo che più siano al mondo quei Piladi ed Oresti, Tesei e Piritoi, nè Scipioni e