Pagina:Castiglione - Il libro del Cortegiano.djvu/110

94 il cortegiano


più d’avere. Di questa sorte non voglio che sia il nostro Cortegiano. Voglio ben che ami i favori, ma nom però gli estimi tanto, che non paja poter ancor star senz’essi; e quando consegue non mostri d’esservi dentro nuovo nè forestiero, nè maravigliarsi che gli siano offerti; nè gli rifiuti di quel modo che fanno alcuni, che per vera ignoranza restano d’accettargli, e così fanno vedere ai circonstanti che se ne conoscono indegni. Dee ben l’uomo star sempre un poco più rimesso che non comporta il grado suo; non accettar così facilmente i favori ed onori che gli sono offerti, e rifiutarli modestamente; mostrando estimargli assai, con tal modo però, che dia occasione a chi gli offerisce d’offerirgli con molto maggior instanza; perchè quanto più resistenza con tal modo s’usa nello accettargli, tanto più pare a quel principe che gli concede d’esser estimato, e che la grazia che fa tanto sîa maggiore, quanto più colui che la riceve mostra apprezzarla e più di essa tenersi onorato. E questi son i veri e sodi favori, e che fanno l’uomo esser estimato da chi di fuor li vede; perchè, non essendo mendicati, ognun presume che nascano da vera virtù; e tanto più, quanto sono accompagnati dalla modestia. XX. Disse allor messer Cesare Gonzaga: Parmi che abbiate rubato questo passo allo Evangelio, dove dice13: Quando sei invitato a nozze, va, ed assettati nell’infimo loco, acciò che venendo colui che t’ha invitato, dica: Amico, ascendi più su; e così ti sarà onore alla presenza dei convitati. — Rise messer Federico, e disse: Troppo gran sacrilegio sarebbe rubare allo Evangelio; ma voi siete più dotto nella Sacra Scrittura ch’io non mi pensava; — poi soggiunse: Vedete come a gran pericolo si mettano talor quelli che temerariamente inanzi ad un signore entrano in ragionamento, senza che altri li ricerchi; e spesso quel signore, per far loro scorno, non risponde e volge il capo ad un’altra mano, e se pur risponde loro, ognun vede che lo fa con fastidio. Per aver adunque favor14 dai signori, non è miglior via che meritargli; nè bisogna che l’uomo si confidi, vedendo un altro che sia grato ad un principe per qualsivoglia cosa, di dover, per imitarlo, esso ancor medesimamente venire a quel grado: perchè ad ognun non