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giunte coorti, troppo numerose per gli assegnati lavori, ai loro quartieri in Pannonia.

E qui pur viene opportuna nuova osservazione, che in ambo le volte in cui vedemmo, che Tacito ha fatto chiaro cenno di una costruzione in Italia d’anfiteatro, e de’ soldati quivi a tal uopo rimasti, non dice mai Legio, o Tertiadecima legio, ma sempre usa la parola di Tertiadecimani, espression, che non obbliga l’intera legione. Era in fatti l’aquila di questa[1] in Petavio, ne’ cui quartieri espressamente citati fu dai Flaviani tenuto il consiglio di guerra. Bastano le parole hyberna legionis a far comprendere ch’ivi è parlato de’ Triarj e dell’aquila: fa di ciò espressa fede con molti altri l’asserzione di Plinio, che sentenzialmente ne dice[2] essere stato costante uso delle legioni di non fissar mai quartieri, se non dove piantati si fossero i vessilli dell’aquile. Forse all’udir nominarsi in Pannonia la Tredicesima, e i quartieri di lei, hanno altri creduto, che i legionari prima stabiliti al-


  1. Petovionem in hyberna tertiædecimæ legionis convenerant. Tac. hist. lib. 3.
  2. Notatum non fere legionis unquam hyberna esse castra, nisi aquilarum fit jugum. Plin. nat. hist. lib. 10. cap. 4.