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fossero stati bastante compenso alle erudite fatiche, niun secolo potrebbe vantarsi più ricco di femminili allori. La canora tuba dì Lodovico Ariosto non isdegnò di affidare all’eternità il nome di ben 30 donne nel XLVI de’ suoi canti; le celebrarono Annibal Caro, l’Arrisi, l’Argellati, i due Landi, Annibale Romei, il Bettussi, Cesare Capaccio, il Domenichi, e tanti e tant’altri; e giunse tant’oltre l’entusiasmo, che del merito, del sapere, della perfettibilità delle donne a preferenza degli uomini, scrissero il Cardinale Pompeo Colonna, il Ruscelli, Bernardo Spina, il Porzio; ed a convincere che all’apice giunta era la venerazione ed il culto pei femminili talenti, basti il ricordare il famoso Tempio alla divina signora Giovanna d’Aragona, innalzato per decreto dell’Accademia dei Dubbiosi di Venezia nei 1551, e dai migliori poeti di quel secolo costrutto di poesie greche, latine, ebraiche, caldee, illiriche, italiane, francesi, spagnuole e tedesche: esempio che in progresso ripetuto venne a favore di altre rispettabili e valenti donne.
SECOLO XVII.
Ma poiché le umane cose tutte hanno pure un limite, e facile molto egli è il trascendere ove si tenti di spignere tropp’alto, così dopo un secolo,