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152 Donne illustri. — Maria Antonietta.


Le era imputato un oltraggio al pudore sulla persona del proprio figlio, d’età di nove anni. Il presidente le intimò di dare una spiegazione. Ella si levò, girò gli occhi dignitosamente sui giudici e sui giurati, e con voce commossa: «Se non ho risposto, ella disse, fu perchè la natura ricusa di rispondere ad una simile imputazione.» Poi volgendosi verso l’udienza, ove erano molte donne, che solevan divertirsi a quelle scene, ed eran venute a pascersi della rovina di lei, ella aggiunse vivamente: «J’en appelle à toutes les mères.» A queste parole scoppiò un grido d’ammirazione ed un plauso, che il presidente potè frenare a fatica.

Condannata, per andare al patibolo, dovette prendere a prestito degli abiti dalla moglie del carceriere. Le legarono le mani, la misero sulla carretta dei condannati, e la menarono al supplizio. Ella mostrò coraggio e magnanimità negli ultimi istanti, morendo sì dolcemente come costantemente, per usar la frase del biografo di Maria Stuarda, tanta resistenza facendo alla morte quanta ne fa il fiore a colui che lo coglie.

Ella era allieva di Metastasio, e lo amava, come amava altresì la nostra lingua. La parlava franchissimamente.

Un altro della sua stirpe dovea perire per colpa francese a Queretaro.