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dio di forza, esso costituisce tuttavia una parte del meccanismo naturale e non potrebbe venir attribuito a sostanza spirituale35. Riconoscimento che non avrebbe poi bisogno dell’apparato offerto da Leibniz, poichè basterebbe rimandare alle leggi del moto di Galileo.

Il defunto matematico Cournot a Digione,36 il sig. Boussinesq, professore a Lilla37, e l’accademico parigino sig. De Saint-Venant, onorevolmente noto per i suoi lavori sull’elasticità38, si son dati, un dopo l’altro, il compito di spezzare i vincoli del determinismo meccanico mediante la dimostrazione che contrariamente all’affermazione di Leibniz, potrebbe esistere movimento o si potrebbe cambiare la direzione del movimento senza dispendio di forza. Cournot e il sig. De Saint-Venant usano a questo scopo l’idea, da lungo tempo comune alla scuola fisiologica tedesca39, della disarticolazione (décrochement). Essi credono che la forza necessaria per la disarticolazione del movimento volontario potrebbe essere non soltanto proporzionatamente piccolissima, ma anche nulla. Il sig. Boussinesq da parte sua accenna a certe equazioni differenziali del movimento i cui integrali ammettono soluzioni particolari in modo che la direzione del movimento successivo diviene ambigua affatto indeterminata. Già Poisson aveva attratta l’attenzione su queste soluzioni, come su una specie di paradosso meccanico40.

Uno di questi casi è per esempio quello in cui ad un punto materiale lungo la falda d’un cono senza attributo con asse verticale

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