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umano che già potè penetrare in imprevisti territori della conoscenza, questo è il secondo errore che io voglio combattere in questa conferenza.

Uso a bella posta l’espressione «coscienza» poichè qui si tratta soltanto del fatto di un qualsiasi processo spirituale, foss’anche il più basso. Non c’è bisogno di rappresentarsi Newton o Leibniz che trovano il calcolo infinitesimale, nè Giacomo Watt che mette in moto davanti alla sua vista interiore il suo parallelogramma, nè Shakespeare, nè Raffaello, nè Mozart nelle loro più meravigliose creazioni, per aver l’esempio di un processo spirituale affatto inesplicabile dalle sue condizioni materiali. In sostanza la più alta attività spirituale non è, da tali condizioni, più incomprensibile che non sia il pensiero nel suo infimo grado: la sensazione. Col primo impulso di soddisfazione o di dolore che al principio della vita animale sulla terra fu sentito dal più semplice essere, o colla prima percezione di una qualità, si è spalancato quel baratro, e il mondo è ormai diventato doppiamente incomprensibile.

In pochi argomenti fu più insistentemente meditato, più scritto, più appassionatamente lottato, che sulla congiunzione di anima e corpo nell’uomo. Tutte le scuole filosofiche e tutti i Padri della Chiesa hanno avuta in proposito la loro opinione scientifica. La nuova filosofia si affanna meno su questa questione; tanto più abbondanti sono i suoi principî, nel diciasette-

E. Du Bois-Reymond - Sui confini della scienza 3