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sotto uno od altro nome, risorge continuamente. L’idea vitalistica di Cournot è evidente.
Si può inoltre osservare che il sig. Boussinesq mi fraintende se mi fa dire nei «Confini della scienza naturale» che un organismo differisce da una cristallizzazione, supponiamo dai fiori di ghiaccio o dall’albero di Diana soltanto per la maggior complessità. Dò invece molta importanza al fatto di avere esattamente indicata la circostanza nella quale a me sembrano radicate tutte le sensibili differenze che sempre e in ogni luogo trascinano l’umanità a riconoscere nella natura viva e nella natura morta due regni diversi, sebbene, secondo le nostre presenti convinzioni, comandino in tutte due le medesime forze. Questa circostanza è: che negli esseri inorganici, i cristalli, la materia si trova in equilibrio stabile, mentre negli esseri organici, gli esseri viventi, domina un equilibrio dinamico più o meno perfetto, con bilancia ora positiva, ora negativa. Mentre la corrente di materia che sussurra attraverso l’animale serve al cambiamento di energia potenziale in energia cinetica, spiega nello stesso tempo la dipendenza della vita dalle condizioni esterne, le condizioni integranti od eccitanti alla vita dell’antica fisiologia, e la transitorietà dell’organismo in confronto all’eternità del cristallo immobile in sè e senza bisogni43.
Secondo il nostro parere, la teoria della vita inconscia può reggere senza bisogno dell’integrale che si biforca o che diventa indeterminata, e senza «principio dirigente». D’altra