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SOPRA DANTE 239

alcuna volta detto, sè non potere guari vedere avanti pur lo fummo del palude; e così vuol dire, che nè ancora qui vedrebbe quelle meschite, se non fosse che esse medesime si facevan vedere per l’essere affocate, cioè rosse. E quei mi disse: il fuoco eterno,

Ch’entro l’affuoca, le dimostra rosse,

cioè roventi:

Come tu vedi in questo basso inferno.

Udita la cagione per la quale erano rosse quelle meschite, la qual fu necessaria d’aprire, acciocchè egli non estimasse quelle essere dipinte, ed egli soggiugne:

Noi pur giugnemmo dentro all’alte fosse,
Che vallan quella terra sconsolata:

vallo, secondo il suo proprio significato, è quello palancato, il quale a’ tempi di guerre si fa dintorno alle terre, acciocchè siano più forti, e che noi volgarmente chiamiamo steccato; e da questo pare venga nominata ogni cosa la qual fuor delle mura si fa per afforzamento della terra: e perciò dice l’autore, che giunse nelle fosse che vallano, cioè fanno più forte quella terra: Le mura, di quella terra, mi parea, che ferro fosse: dice quelle essergli parute esser dì ferro, a dimostrazione della fortezza di questa terra, della quale dice Virgilio nel sesto dell’Eneida così:

Porta adversa ingens, solidoque adamante columnae:
Vis ut nulla virum, non ipsi excindere ferro
Coelicolae valeant: stat ferrea turris ad auras: