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SOPRA DANTE 55

Non adunque del disonesto appetito di queste muse, le quali chiama la filosofia meretricule, sono vituperate le muse, ma coloro che in disonesto esercizio l’adoperano.

Restavano sopra la presente materia a dir cose assai, ma perciocchè in altra parte più distesamente di questo abbiamo scritto, basti questo averne detto al presente, e alla nostra impresa ne ritorniamo. Fu adunque Virgilio poeta, e non fu popolare poeta ma solennissimo, e le sue opere e la sua fama chiaro il dimostrano agl’intendenti. E cantai: usa Virgilio questo vocabolo in luogo di compor versi: e la ragione in parte si dimostrò dove di sopra si disse perchè cantiche si chiamano l’opere de’ poeti: alla quale si puote aggiugnere una usanza antica de’ Greci, dalla qual credo non meno esser mossa la ragione perchè cantare si dicono i versi poetici, che di quella che già è detta. E l’usanza era questa, ch’e’ nobili giovani greci si reputavano quasi vergogna il non saper cantare e sonare, e questi loro canti e suoni usavano molto ne’ lor conviti: e non erano li loro canti di cose vane, come il più delle canzoni odierne sono, anzi erano versi poetici, ne’ quali dolcissime materie o laudevoli operazioni da valenti uomini adoperate, siccome noi possiam vedere nella fine del primo dell’Eneida di Virgilio, dove dopo la notabile cena di Didone fatta ad Enea, Jopa sonando la cetera canta gli errori del sole e della luna, e la prima generazione degli uomini e degli altri animali, e donde fosse l’origine delle piove e del fuoco, e altre simili cose: dal quale atto potè nascere il dirsi, che i poe-