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solito ad un unico codice, che per lo piu non è difficile identificare, con l’edizione del Sansovino1, che è quella più diffusa e alla quale si sono attenuti perfino gli editori moderni, come il Moutier che pure ebbe sotto gli occhi qualche esemplare manoscritto, si venne a costituire un testo apparentemente corretto, ma complessivamente deformato da arbitrari interventi, molti dei quali si sono tramandati con una tenacissima fedeltà che sta a testimoniare quanto sia difficile per un editore che non proceda a una generale esplorazione dei codici, epurare coraggiosamente il testo e scostarsi risolutamente dalla lezione sancita dall’autorità delle stampe. Riporto qualche passo, fra i tanti, in cui il testo appare non soltanto migliorato, ma viene ad acquistare un significato completamente diverso e nuovo. E poiché l’edizione che in questi ultimi anni ha reso più accessibile il Filocolo è quella curata da E. de Ferri2, complessivamente rimasto fedele alle stampe e in particolar modo a quella del Moutier, metto a confronto la sua lezione con il testo critico quale risulta dalla collazione dei manoscritti citati qui sopra: il raffronto dà l’opportunità di discutere e giustificare alcune varianti assai caratteristiche. Faccio precedere la lezione erronea, indicando però la pagina secondo la presente edizione:

Pag. 3: « ... la quale Giunone la morte della pattuita Didone cartaginese non avea voluto in ultimo dimenticare, all’altre offese porre debita dimenticanza, ecc.» Il nostro testo legge: « ... la quale ecc. non avendo voluto inulta dimenticare, e all’altre offese porre non debita dimenticanza ecc. » . In tal modo tutto il senso è capovolto e l’intero proemio, faticosamente allegorico e falsamente solenne, ne riceve una diversa luce.

Pag. 15: «O Tiberio Gracco, fu tanta la pietà che avesti di Cornelia tua cara sposa, quando lasciasti la femina, sempre rispar-

  1. La prima edizione curata dal Sansovino è del 1554, ma altre numerose ne seguirono per tutto il secolo XVI e il seguente, fondandosi sempre sullo stesso testo, che via via subiva nuove manomissioni e rammodernamenti.
  2. Fa parte della «Collezione di classici italiani» dell’Utet, Torino, 1927, in due volumi; si veda a p. XLX dell’introduzione: «Nella redazione del testo della presente edizione esemplato su la lezione stabilita dal Moutier, si è pure seguita l’edizione Guazzo-Zoppino (Venezia, 1530) e l’edizione Giuntina del 1593, dove più fresca e suasiva rendesi l’espressione trecentesca ».