Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/568


libro quinto 563

affanno cercati, e giá il vento richiamato da Eolo manca alle tue vele, e sopra essi contento ti lascia. Fermati, dunque, ricogliendo quelle, e a’ remi stimolatori delle solcate acque concedi riposo, e agli scogli l’uncinute ancore, e de’ segati mari e della lunga via le meritate ghirlande aspetta, le quali la tua bellissima e valorosissima donna, il cui nome tu porti scritto nella tua fronte, graziosamente ti porgerá, prendendoti nelle sue dilicate mani, dicendo con soave voce: ‛Ben sia venuto’; e forse con la dolce bocca ti porgera alcun bacio. La qual cosa s’avviene, chi piú di se si potra dire beato? E certo se altro merito non ti seguisse del lungo affanno, se non che i suoi belli occhi ti vedranno, sí ti fia egli assai grande, e glorioso potrai dire il tuo nome tra’ navicanti. Ella, che io sempre figurata porto nell’amorosa mente, mai i tuoi versi non leggerá che di me, tuo autore, non le torni il nome nella memoria: la qual cosa mi fia grandissimo dono. Adunque se di me tuo fattore t’è cura, dimora con lei, ove io dimorare non oso, né di maggior fama avere sollecitudine, ché, con ciò sia cosa che tu, da umile giovane sia creato, ricercare gli alti luoghi ti si disdice: e però agli eccellenti ingegni e alle robuste menti lascia i gran versi di Vergilio. A te la bella donna si conviene con pietosa voce dilettare, e confermarla ad essere d’un solo amante contenta. E quelli del valoroso Lucano, ne’ quali le fiere arme di Marte si cantano, lasciali agli armigeri cavalieri insieme con quelli del tolosano Stazio. E chi con molta efficacia ama, il sulmontino Ovidio seguiti, delle cui opere tu se’ confortatore. Né ti sia cura di volere essere dove i misurati versi del fiorentino Dante si cantino, il quale tu sí come piccolo servitore molto devi reverente seguire. Lascia a costoro il debito onore, il qual volere usurpare con vergogna t’acquisterebbe danno. Elle son tutte cose da lasciare agli alti ingegni. La cicogna figliante negli alti palazzi e nell’alte torri discende a bere a’ fiumi. A te bisogna di volare basso, però che la bassezza t’è mezzana via. Alcione volando batte le sue ali nelle salate onde, e vive. A te è assai solamente piacere alla tua donna, a cui è lecito darti alto e