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alcuna volta dell’infamia. Oggidì poi le donzelle, non ignare, ma consapevoli, non fanciulle, ma adulte si rinchiudono ne’ chiostri, poichè benissimo provvide lo Sinodo di Trento, che uomo o donna che sia non potesse votare solennemente prima dell’anno sedicesimo.

(C) Messer Boccaccio ha qui ritratta la vita di quegli, che col ferro si apre la strada al trono, oppure per consiglio di popolo gli vien dato nelle mani la somma delle cose; e sembra che ponga non potersi mai scompagnare il vizio dai dominanti. Apriamo la mente dell’autore. Il Boccaccio tolse a dipingere i sovrani tali quali glie li offrivano i tempi in cui viveva, tempi veramente luttuosi per la misera Italia. Su i tanti e piccoli troni di questo paese o sedevano usurpatori, che col pugnale alla mano ci giunsero, o legittimi principi, che per far fronte a quelli usavano del vizio come a propugnacolo dello Stato. Quali scene di sangue non ne offre la storia delle dominazioni nel secolo di Boccaccio? Francesco da Carrara per usurpare la signoria di Padova fa morire nel carcere Iacopino da Carrara suo zio; Ludovico e Francesco Gonzaga uccidono il fratello di loro Ugolino per dominare in Mantova; Pino e Cecco degli Ordelaffi per la procurata morte del zio Sinibaldo ottengono Forlì: mentre che per reggersi sul trono Bernabò e Galeazzo Visconti fan tristo governo del popolo Milanese; e Secondotto, Marchese del