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clelia, cap. l. 233


quanto era meglio entrare nella piccola casa del povero uomo, piena di pace, forte per sicurtà, e vôta di sospetto! Queste grandi cose si tengono con tanta paura, quanto lo sangue con che elle s’acquistano. E avendo noi cacciati quegli che noi abbiamo sospetti, essendoci commessi agl’infedeli, procurando lo peccato, avviene ispesso, che per opra di quegli noi abbiamo sì fatta o peggiore la fine, quale è stato lo principio; ed in un’ora con la nostra morte si perde quello che per molti sciagurati giorni è raunato. La qual cosa tardi conobbe Attalia2.

CAPITOLO L.

Clelia, vergine Romana.

Clelia, maravigliosa vergine romana, di che parenti ella s’avesse principio, o gli antichi non l’hanno lasciato a noi di drieto, o è venuto meno per l’antichità. Ma assai si può pensare, che ella nascesse di nobile gente, perchè così mostra la nobiltà del suo animo; e perchè ella era data per ostatica di pace tra gli altri nobili Romani al tempo di Tar-

  1. Murat. An. It., An. 1355, 1363, 1385.
  2. Messer Boccaccio ha qui ritratta la vita di quegli, che col ferro si apre la strada al trono, oppure per consiglio di popolo gli vien dato nelle mani la somma delle cose; e sembra che ponga non potersi mai scompagnare il vizio dai dominanti. Apriamo la mente dell’autore. Il Boccaccio tolse a dipingere i sovrani tali quali glie li offrivano i tempi in cui viveva, tempi veramente luttuosi per la misera Italia. Su i tanti e piccoli troni di questo paese o sedevano usurpatori, che col pugnale alla mano ci giunsero, o legittimi principi, che per far fronte a quelli usavano del vizio come a propugnacolo dello Stato. Quali scene di sangue non ne offre la storia delle dominazioni nel secolo di Boccaccio? Francesco da Carrara per usurpare la signoria di Padova fa morire nel carcere Iacopino da Carrara suo zio; Ludovico e Francesco Gonzaga uccidono il fratello di loro Ugolino per dominare in Mantova; Pino e Cecco degli Ordelaffi per la procurata morte del zio Sinibaldo ottengono Forlì: mentre che per reggersi sul trono Bernabò e Galeazzo Visconti fan tristo governo del popolo Milanese; e Secondotto, Marchese delMonferrato dà nelle follie Neroniane1; e la turba de’ Baronetti quanto più occulto altrettanto più crudele strazio fanno di que’ miseri che lo sdegno del Cielo loro volle soggetti. Per le quali cose potremo noi dire, venire i vizj dei dominanti, come da causa, dal potere? potremo noi dire, essere la porpora quella camicia di Nesso, che come questa traeva in follia quegli che indossavala, così quella metta nell’animo di chi la veste il mal talento, e la bramosia del sangue? No: tornati i popoli all’incivilimento, da esperienza veniamo chiariti, essere oggi i Principi intenti non a sbramare ambizione di regno, ma a procurare la felicità dei popoli per reggimento paterno.