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Rime | 153 |
Et stella in mar dirizzi e naviganti
A port’et segno1 di diritta via,
Per la gloria ove sei, vergine pia,5
Ti prego guardi a’ mia miseri pianti;
Increscati di me: tomi2 davanti
L’insidie di colui che mi travia3.
Io spero in te et ò sempre sperato4:
Vagliami il lungo amore5 et reverente,10
Il qual ti porto et ò sempre portato.
Dirizza il mio cammin; fammi possente
Di divenir anchor dal dextro lato
Del tuo figliuol, fra la beata gente.
CXX.
AD UN IGNOTO6.
Tu mi trafiggi, et io non son d’acciaio:
Et, s’a dir mi sospingon le punture
- ↑ Cfr. CX, 5, e la mia n. 1 alla p. 146.
- ↑ «Toglimi.»
- ↑ Il demonio.
- ↑ Cfr. CXVIII, 12.
- ↑ C’è bisogno di segnalare il ricordo dantesco (Inf., I, 83)?
- ↑ Questo sonetto e il successivo son diretti alla medesima persona che andava trafiggendo con la penna il poeta: l’innominato detrattore era un sacerdote (CXXI, 12) della peggiore specie. Per certe coincidenze formali con la nota invettiva del Boccacci contro il prete fiorentino Francesco Nelli, priore dei Santi Apostoli, è stato recentemente espresso il sospetto che il destinatario dei due sonetti sia appunto il Nelli; in tal caso le poesie apparterrebbero press’a poco al tempo stesso dell’epistola, ch’è datata del 28 giugno 1363 e forse non fu mai spedita al priore, morto in quell’estate medesima. Cfr. Giorn. stor. della lett. ital., LXI, pp. 357-360.