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136 Giovanni Boccacci

Io m’allegrai, alte cose sperando:
     Dov’io dovea conoscer che a ddio10
     In breve era madonna per salire;
     Come poi fu: ond’io qui, lagrimando,
     Rimaso sono in doglia et in desio
     Di morte per potere a lei salire1.


XCVIII.


Parmi tal volta, riguardando il sole,
     Vederl’assai più che l’usato acceso;
     Per ch’io con meco dico: forse exteso
     Si siede in quello il mio fervente sole2,
     Il quale agli occhi miei sempre fu sole5
     Poscia ch’io fui ne’ lacci d’amor preso;
     Per certo ei v’è: però di tanto peso
     Son ora e raggi di quest’altro sole3.
Et sì nel cor s’imprompta esto pensero,
     Che mi pare veder, guardando in esso,10
     Sì come aquila face, intento et fiso,
     La fiamma mia, et d’essa assai intero
     Ogni contegno4, et conoscer da presso
     Li capei d’oro et crespi, et il bel viso.


XCIX.


Dormendo, un giorno, in somno mi parea
     Quasi pennuto volar verso il cielo


  1. Questo e i seguenti sino al CVI sono i sonetti in morte di Fiammetta.
  2. La Fiammetta (cfr. v. 12).
  3. Sole è ripetuto in rima le quattro volte; cfr. la n. 3 a p. 135.
  4. «Ogni aspetto.»