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Rime 91

     L’anima, piena d’amorosa sete,
     Come la luce vede, che lampeggia
     Da’ bei vostri occhi, nel pensier vaneggia,5
     Quello sperando ch’anchor non volete,
     Ciò è satiarsi, [et,] come voi vedete,
     Di mirarvi focosa, vi vagheggia.
Et com’è stolto il mio vago pensiero!
     Là ond’io credo refrigerio avere,10
     Accese fiamme attingo a mill’a mille;
     Ma come cuocan non sento, nel vero,
     Mentre egli advien ch’io vi possa vedere:
     Ma poi, partito, m’ardon le faville1.


LVIII.


Amor, se questa donna non s’infinge,
     La mia speranza al suo termine viene,
     Perciò che ogni volta che gli adviene
     Che tu o forza di destin mi spinge
     Dov’ella sia, così ’l viso dipinge5
     Di pallidezza subita et non tiene
     Le luci ferme, ma di desio piene
     Ora ver me l’allarga et or le stringe;
Et sì vinta si monstra dai sospiri,
     Che ’n vista par che sol prieghi per pace,10
     Contenta ch’io in tale atto la miri.
     Io che farò, che nella tua fornace
     Ardo, premuto da mille desiri?
     Non arderò, poi veggio che le piace2?


  1. Si può riaccostare, al concerto di questi ultimi sei versi, quello espresso in XXVI, 12-14.
  2. «Ch’io arda.»