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correzione, habebat 4 in luogo di habebant1. Un’altra si può credere giá voluta ed eseguita dallo stesso Bocc., quando, dopo aver dato in due luoghi a greges un aggettivo di genere femminile, si rese conto della svista (Niveos 98 corr. da Niveas, gratosque 125 da gratasque).

Altri scorse acutamente che questo carme bucolico sta in rapporto strettissimo con la risposta di Checco Rossi al I del Nostro; esso è dunque come una replica di costui ai versi dell’amico forlivese2. Piú tardi, con importanti rimaneggiamenti ed una considerevole diminuzione del numero dei versi, che da 186 diventarono 128, passò come egl. III a far parte del Bucc. carmen, conservando sempre lo stesso titolo (qui, p. 12 sgg.). La corrispondenza poetica costituita dalle tre composizioni si deve ascrivere agli anni 1347-’48.

III. — Fu composto per accompagnare un esemplare del poema dell’Alighieri destinato in dono al Petrarca, ed infatti il donatore lo fece trascrivere appunto nel riguardo del prezioso volume, Vaticano lat. 3199. Questa è la prima redazione del carme; qualche anno piú tardi il Bocc. vi tornò sopra, e, introdottavi una variazione sostanziale e due ritocchi formali, lo ricopiò di proprio pugno in un corpus di scritti danteschi oggi perduto, da cui la poesia fu trascritta sui primi del Quattrocento nel ms. Palatino 323 della Nazionale Centrale di Firenze ed altrove3; un’ulteriore replica



    1 e 56, Amthiopa 113, limquensque 164, tamquam 61, umquam 93: in altri casi analoghi la nasale fu segnata dal Bocc. col compendio); oscillazioni tra i ed y (lymphys II 73, Dionem I 34 ma Dyonidis 19, nimphis I 12 ma nymphe II 128, satiri I 31 ma satyroque e satyri II 113 e 128, Tityrus II 160 e Titiron 177 ma Tytirus 170); surexit II 184 (ma subfulta 61); set scritto per disteso II 72 (gli altri casi non danno norma perché rappresentati col compendio).

  1. Il plur. potrebbe anche sostenersi in considerazione del doppio soggetto ludus vel sonnus (ma vel!); tuttavia ho preferito tenermi alla lezione del passo corrispondente del Bucc. c., III 12.
  2. Cfr. E. Carrara, Cecco da Mileto e il Bocc., nel Giorn. stor., XLIII [1904], pp. 13-21; La poesia pastorale cit., pp. 84-6.
  3. Alla. c. 270 r del Pal. (a c. 269 v termina la Comedia: precede la rubrica Versi di messer Giovanni Boccacci a messer Franc. Petrarcha mandatigli a Vignone choll’opera di Dante, ne’ quali loda decta opera e persuadegli che la studi; in margine si legge questa postilla: «Versus Iohannis Boccaccii ad Franciscum Petrarcham cum ei librum Dantis ad Avinionem transmitteret, transcripti ex originalibus ipsius Boccaccii». Per un ms. strettamente affine al Pal., giá esistente a Genova in possesso privato, cfr. Colomb de Batines, Bibliografia dantesca, II, pp. 162-3 (ed anche