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capitolo v 69


violata, che io fossi dal sonno interamente sviluppata. E che doveva io fare, questo veggendo? Doveva io gridare, e col mio grido a me infamia perpetua, e a te, il quale io piú che me medesima amava, morte cercare? Io opposi le forze mie, come Iddio sa, quanto io potei; le quali, alle tue non potendo resistere, vinte, possedesti la tua rapina. Oimè! orami fosse il dí precedente a quella notte stato l’ultimo, nel quale io sarei potuta morire onesta!

«Oh, quante doglie e come acerbe m’assaliranno oggimai! E tu con la menata giovane stando, per piú piacerle, i tuoi antichi amori racconterai, e me misera farai in molte cose colpevole, e la mia bellezza avvilendo e i miei costumi, la quale e li quali da te con somma laude solevano sopra tutti quelli e quelle dell’altre donne essere esaltati, sommamente le sue loderai; e quelle cose, le quali io pietosamente verso di te da molto amore sospinta operai, da focosa libidine dirai nate.

«Ma ricòrdati, tra le cose che non vere racconterai, di narrare i tuoi veri inganni, per li quali me piangevole e misera potrai dire aver lasciata, e con essi i ricevuti onori, acciò che bene facci la tua ingratitudine manifesta all’ascoltante. Né t’esca di mente di raccontare quanti e quali giovani giá d’avere il mio amore tentassero, e i diversi modi, e le inghirlandate porte da’ loro amori, e le notturne risse e le diurne prodezze per quelli operate; né mai dal tuo ingannevole amore mi poterono piegare. E tu per una giovane appena da te ancora conosciuta, subito mi cambiasti; la quale, se come me non fia semplice, i tuoi baci prenderá sempre sospetti e guarderassi da’ tuoi inganni, da’ quali io guardare non mi seppi. La quale io priego che tale con teco sia, quale con Atreo fu la sua, o le figliuole di Danao3 con li nuovi sposi, o Clitennestra con Agamennone, o almeno quale io, operandolo la tua nequizia, col mio marito, non degno di queste ingiurie, sono dimorata; e te a tale miseria perduca, che come io ora per la pietá di me medesima piango, cosí mi sforzi di spandere lagrime per te: e questo, se dagl’iddíi verso i miseri con pietá nulla si mira, priego che tosto sia».