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18 | l'elegia di madonna fiammetta |
chiamate figliuolo, dicendo che egli dal terzo cielo piglia le forze
sue, quasi vogliate alla vostra follia porre necessitá per iscusa.
O ingannate, e veramente di conoscimento in tutto fuori! Che
è quello che voi dite? Costui, da infernale furia sospinto, con
súbito volo visita tutte le terre, non deitá, ma piuttosto pazzia
di chi il riceve, benché esso non visiti al piú se non quelli, li
quali, di soperchio abbondanti nelle mondane felicitá, conosce con gli animi vani e atti a fargli luogo: e questo ci è assai
manifesto. Ora non veggiamo noi Venere santissima7 abitare
nelle picciole case sovente, solamente, e utile al necessario
nostro procreamento? Certo sí; ma questi, il quale, per furore, Amore è chiamato, sempre le dissolute cose appetendo,
non altrove s’accosta che alla seconda fortuna. Questi, schifo
cosí di cibi alla natura bastevoli come di vestimenti, li dilicati e risplendenti persuade, e con quelli mescola i suoi veleni, occupando l’anime cattivelle; per che, costui cosí volentieri gli alti palagi colente, nelle povere case rade volte si
vede o non giammai; però che è pestilenza, che sola elegge
i dilicati luoghi, sí come piú al fine delle sue operazioni inique conformi. Noi veggiamo nell’umile popolo gli affetti sani,
ma li ricchi d’ogni parte di ricchezze splendenti, cosí in
questo come nell’altre cose insaziabili, sempre piú che il convenevole cercano, e quello che non può chi molto può disidera di potere: de’ quali te medesima sento essere una, o infelicissima giovane, in nuova sollecitudine e isconcia entrata
per troppo bene. —
Alla quale dopo il molto averla ascoltata, io dissi:
— O vecchia, taci, e contro agl’iddii non parlare. Tu oramai a questi effetti impotente, e meritamente rifiutata da tutti, quasi volontaria parli contro di lui, quello ora biasimando che altra volta ti piacque. Se l’altre donne di me piú famose, savie e possenti, cosí per addietro l’hanno chiamato e chiamano, io non gli posso dare nome di nuovo; a lui sono veramente suggetta, quale che di ciò si sia la cagione, o la mia felicitá o la mia sciagura, e piú non posso. Le forze mie, piú volte alle sue oppostesi, vinte, indietro si