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174 l'elegia di madonna fiammetta


belli suoni che la riebbe, con patto che non si dovesse rivoltare indietro; ma lui poco savio rivoltandosi all’uscita della porta per vedere se ella uscìa fuori, la riperdé.

[nel peccato d’Atreo]. Atreo fu fratello di Tieste e figliuolo di Tantalo, padre di Agamennone e di Menelao, il quale cacciò il detto suo fratello Tieste del regno perché esso usò carnalmente con la sua donna; del quale volendosi il detto Atreo vendicare, sotto spezie di volersi pacificare con lui, lo fe’ ritornare e usò questa iniqua crudeltá: che uccise due figliuoli del detto Tieste e dièglili a mangiare. Per la qual crudeltá gl’iddíi corrucciati fèro una notte durare due dí.

[simile alle dèe vedute da Paris]. Qui madonna Fiammetta vuol dire che quando fu fatto quello convito ove furono invitati tutti gl’iddii e le dèe se non la dea della discordia nella valle d’Ida, per la qual cosa essa corrucciatasi e per mettere errore gittò intra costoro uno bellissimo pomo d’oro ove era scritto: «il pomo sia dato alla piú bella di costoro». Onde Pallas e Venus e Giunone, ciascuna il domandava dicendo che dovea essere suo. Di che il giudicio fu dato in mano di Paris come giusto giudice, e dovesse giudicare a chi di loro dovesse essere dato il pomo. Il quale giudicio esso rendè nella selva d’Ida appresso a Troia ove queste tre dèe andarono piú belle e piú ornate che poterono e seppero, promettendo ciascuna di costoro grande grazia al detto Paris, cioè: Pallas di farlo lo piú savio uomo del mondo; Venus gli promise di dargli la piú bella donna del mondo; e Giunone il piú potente e ricco uomo del mondo. Laonde esso rendè il giudicio che fosse dato a Venus. E cosí dice madonna Fiammetta che si ornò per parere piú bella a Panfilo.

[Venere santissima ]. Due sono gli usi di Venere, cioè Venere licita e Venere illicita. Venere licita è di stare il marito con la moglie e però dice santissima; illicita si è d’appetere il marito altra donna che la sua, e la donna altro uomo che il suo marito.