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capitolo vi 111


Allora, dopo un lungo sospiro, con fatica dissi:

— Oimè! con quanta pietá crudelissimo uficio operavate voi contrario alla mia volontá! Credendomi servire, diservita m’avete; e l’anima, disposta a lasciare il piú misero corpo che viva, sí com’io veggio, meco a forza ritenuta avete. Oimè! che egli è assai che niuna cosa da me né da altrui con pari affezione fu disiata come da me quella che voi m’avete negato; io, giá disciolta da queste tribulazioni, vicina era al mio disio, e voi me n’avete tolta. —

Varii conforti dalle donne dati, seguirono queste parole; ma di quelli l’operazioni furono vane. Io m’infinsi riconfortata, e nuove cagioni diedi al misero accidente, acciò che, partendosi quelle, luogo mi rimanesse a dolermi. Ma poi che di loro alcuna si fu partita, e all’altre fu dato commiato, essendo io quasi lieta nell’aspetto tornata, sola con la mia antica balia e con la consapevole serva de’ danni miei, quivi rimasi, delle quali ciascuna alla mia vera infermitá porgeva confortevali unguenti, da doverla guarire, se ella non fosse mortale. Ma io l’animo avendo solamente alle parole udite, subitamente nemica divenuta d’una di voi, o donne, non so di quale, gravissime cose cominciai a pensare, e il dolore, che tutto dentro stare non poteva, con rabbiosa voce in cotal guisa fuori del tristo petto sospinsi:

«O iniquo giovane, o di pietá nemico, o piú che altro pessimo Panfilo il quale ora me misera avendo dimenticata con nuova donna dimori, maladetto sia il giorno che io prima ti vidi, e l’ora, e ’l punto nel quale tu mi piacesti! Maladetta sia quella dèa che, apparitami, me, fortemente resistente ad amarti, rivolse con le sue parole dal giusto intendimento! Certo io non credo che essa fosse Venere, ma piuttosto in forma di lei alcuna infernal furia, me non altramente empiente d’insania, che facesse il misero Atamante3. O crudelissimo giovane, da me tra molti nobili e belli e valorosi solo eletto pessimamente per lo migliore, ove sono ora li prieghi, li quali tu piú volte a me per iscampo della tua vita piangendo porgesti, affermando quella e la tua morte stare nelle mie mani?