Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/201


chiuose 195


Climenes guidò il carro del sole onde arse tutto il mondo; e questo prova Ovidio nel secondo libro Metamorphoseos:

Est locus in geminos ubi bracchia concavat arcus
Scorpius et cauda flexisque utrimque lacertis.

[Met., II, 195-196.]


[Oenone]: fu una giovinetta pastorella delle ville di Troia, della quale s’innamorò Paris figliuolo di Priamo e presela per moglie prima che ritornasse alle delizie reali; e ritornato e riconosciuto per figliuolo di re Priamo, andò da poi in Grecia e tolse Elena moglie di Menelao, e menolla a Troia, la quale vedendo Oenone ebbe grandissima doglia.

[il misero Atamante]. Questo fu re di Tebe, il quale ebbe una sua moglie chiamata Ino della quale ebbe due figliuoli: l’uno si chiamava Learco, l’altro Melicerte. E perché Giunone sempre fu nemica di tutti quelli che discesono di Cadmo che edificò Tebe, come è stato detto dinanzi per Semelé della quale Giove s’innamorò, cosí inimicando fe’ mettere furia addosso al detto Atamante per sí fatta forma che vedendo esso la detta sua moglie con li figliuoli in braccio, gli parve una lionessa e correndo incontro a lei gridando «tendete le reti acciò che sia presa», e giuntala, tolse di braccio il detto figliuolo Learco dicendo ch’era uno leoncino e stoppiollo nel muro e ucciselo. Onde la madre fuggendo con l’altro chiamato Melicerte, giunta sopra uno scoglio del mare, si gettò con esso suo figliuolo. Per la qual cosa Nettuno iddio del mare a’ prieghi di Venere sí la trasmutò insieme col figlio in dea marina che fu poi chiamata Leuocotoe e lo figlio Palemone, e perciò dice Ovidio:

Annuit oranti Neptunus et abstulit illis
Quod mortale fuit, maiestatemque verendam
Inposuit, nomenque simul faciemque novavit:
Leucotheeque deum cum matre Palaemona dixit.

[Met., IV, 539-542]