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– «Sì: lavoravo anche in biancheria, ma ho dovuto smettere. Vede, la bottega è buia, e poi le mani non posso tenerle pulite. Faccio scatole per gli zolfanelli di cucina, quando ho tempo.»
Mi avanzai dietro il paravento.
— «Mi permetti?»
— «Oh guardi, guardi pure. Siamo poveri, ma si fa di tutto per tener pulito.»
Infatti il letto aveva le federe e la coperta candidissime.
Vidi sul cassettone dei libri: ah! i Promessi sposi; i Racconti di Giulio Carcano; quelli del Thouar per i fanciulli: la Storia Patria del Ricotti e il Vangelo del Barni...
— «I nostri libri di scuola» disse. «Si ricorda, signora Conny?»
— «Perchè mi dici signora? non siamo compagne?»
— «Sì: ma lei è sempre la figliola di don Emanuele, ed io del calzolaio. Non insista: è giusto ch’ella dia del tu a me, ed io del lei... a lei... Io le voglio bene ugualmente, sa?» e sorrise arrossendo.
— «Brava: allora mi contento.»
— «Scusi — mi disse — giacchè ella è così buona con me, le vorrei chiedere un favore. So che il Thouar ha scritto degli altri racconti, dei racconti popolari: uno deve essere intitolato Le Tessitore, se non isbaglio...»
— «Li vuoi?»