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sella cav. quintino

Quali i fioretti dal notturno gelo
Chinati e chiusi, poichè il Sol gli imbianca
Si drizzan tutti aperti in loro stelo,
Tal mi fec’io di mia virtute stanca.


Correte dunque alle Alpi animosi giovani, che esse hanno grande valore educativo sotto ogni punto di vista

Quintino Sella è stato anche degnamente eletto Presidente dell’Accademia de’ Lincei in Roma, Accademia che vanta le sue origini da un Cesi, da un Porta, da un Galileo, Accademia, cui intende il Sella con tutto l’ingegno, con tutta sua sollecitudine, per inalzarla sempre più in estimazione, e farla feconda di frutti scientifici, e renderla una delle più belle glorie di Roma. —

Nelle ultime elezioni politiche per la ricomposizione della Camera dei Deputati, il Sella è stato eletto dal Collegio di Cossato, e il suo discorso, che indirizzò agli elettori, non solo rivela il prestante ingegno, ma è il più schietto suo programma politico, è l’esposizione più limpida della sua vita ministeriale, è il contenuto de’ suoi più forti principi, de’ suoi più ardenti voti, de’ suoi più sapienti consigli, e bene egli esclama: — non si fonda, non si mantiene la libertà e la grandezza de’ popoli senza molta virtù, senza molto amore di patria, senza grande sacrificio ed abnegazione dell’individuo, sacrifici ed abnegazioni, che non sono senza compenso, giacche se io non erro, la maggior stima è dalla parte della maggiore virtù. — Se passioni, ambizioni, o peggio, interessi personali, e non il solo utile della nazione influiscono sulla condotta dei legislatori, se non vi ha tra loro spirito di disciplina e di conciliazione, si cade nell’anarchia, ed allora ricordo collo storico romano: Concordia res parvae crescunt, discordia vel maxime delabuntur. — Auree parole sono coteste, che dovriano essere scolpite al sommo della porta del Parlamento, affinchè coloro, cui la Nazione affidò l’alta missione di essere suoi rappresentanti, e di curarne gl’interessi e la fortuna, non ire di parte, o moti insani di stolta ambizione sospinga, ma si stringano in fraterna concordia, in armonia di principi e d’affetto e tutti cospirino alla felicità di questa Italia tanto bella e tanto invidiata, entro cui congiurano le male arti di una setta nera — a Dio spiacente ed a’ nemici sui — della quale setta parlando il Sella, si esprime in queste parole: — è evidente che vi ha in Italia una setta, che cerca la rovina della nostra unità e della nostra libertà, e per giungere a questo intento parricida non esita a fare quanto per lei si possa, onde da un lato affilare a danno nostro armi straniere, e dall’altro preparare nel paese quanto possa ad essa recare vittoria. — Io ho molta speranza,