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odoardo sansoni |
pur finalmente fosse redenta dai ceppi francesi e dal clericale servaggio, imperciocchè era fatta verità manifesta quanto ben cinque secoli innanzi cantava Dante nel suo divino poema
Di oggimai che la Chiesa di Roma
Per confondere in se due reggimenti
Cade nel fango e sè brutta e la soma.
E il giorno venne — E Roma fu libera. Correva il 20 Settembre 1870 — Avvenimento più solenne non mai registrò la storia — Roma, la città che racchiude sublimità di memorie e sublimità di speranze, che come disse un illustre letterato, ha un non so che di universalmente manifesto e profondamente incomprensibile, che ha un clima diverso dagli altri climi, una razza diversa dall’altre razze, una terra diversa dalle altre terre; — perocchè è il clima dei sette colli, è la razza romulea, è la terra che accoglie la patria delle patrie — Roma la eternamente grande sorgeva alla libera vita e gl’italiani confidavano che di là finalmente splendesse il sole della felicità del popolo.
Odoardo Sansoni fu alle prime elezioni dai propri concittadini mandato consigliere in Campidoglio, chè ben lo sapevano cittadino onesto, patriotta sincero, intelligenza svegliatissima, nell’amministrazione eccellente.
E il Sansoni ha bene meritato del mandato affidatogli, perocchè mostrò assiduità nelle comunali sedute ed il suo consiglio fu sempre sapientissimo, ed ebbe solo in mira i comunali interessi e il bene della patria. — Non mai pieghevole nella coscienza, integro di carattere stà forte ai più sani dettami della ragione, ai più santi principi del dovere; ha l’animo, gentilissimo, i modi cortesi. — È desso uno di quegli uomini, del di cui stampo esser dovriano tutti coloro, che siedono ai supremi uffizi, ed allora le cose della Raziono e del Comune vedremmo in migliore guisa procedere — Nè la stampa partigiana, o quella meretrice, potrà giammai adombrare il nome di Odoardo Sansoni, perocchè è il nome di un cittadino intemerato, di un italiano liberale, di un uomo onestissimo, che a lato d’uomini onesti e intelligenti molto potrà giovare, perchè la trattazione degli affari comunali proceda retta e s’abbia il frutto desiderato — il bene generale.
Tip. Tiberina Piazza Borghese.