Pagina:Biografia di Paolo Costa.djvu/14


— 11 —

creonte. Ventidue sono le odi volgarizzate dal nostro autore con maestria non picciola; e la quarta parve al ch. Salvator Betti incomparabile versione, anzi „la più bella e perfetta cosa che abbiano dettata le grazie italiane a concorrenza di ben tradurre le greche.„ E poichè siamo a dire delle traduzioni di lui, e da aggiugnere ch’egli ebbe recato in politi versi italiani la Batracomiomachía, poema antichissimo, che per la bontà dello stile fu riputato da molti opera di Omero. Tradusse similmente il canto decimo delle Metamorfosi di Ovidio, quasi perchè si vedesse ch’egli avrebbe saputo dare all’Italia una versione pari in bellezza alle lodatissime del Caro, dello Strocchi e del Monti.

Distese in prosa una commedia, il cui subietto è tolto da una novella narrata nel Gil Blas, romanzo celebre del Le Sage, e fu rappresentata nel teatro di Ravenna la notte de’ 24 novembre 1825: nella quale rise la stoltezza di coloro

„ ...... che van di non sua laude alteri,
E il gran nome di loro antica gente
Vantan plebei nell’opre e ne’ pensieri.„1

Compose in egual modo la Properzia de’ Rossi, azione tragica, posta pur essa su le scene ravegnane a’ 25 agosto del 1828. E verseggiò una tragedia, formata alla similitudine del Don Carlo dello Schiller, di quello Schiller, che, a giudicio dello Schlegel, è ’l vero fondatore dell’alemanno teatro.

E continuando le sue fatiche, comentò la divina commedia dell’Alighieri, di cui scrisse pure la vita: e questo suo comento raccoglie tutto che di buono nelle altrui chiose si trova: chiarisce alcuni luoghi, che rimanevano oscuri: è scritto con brevità ed eleganza, nè raffredda l’animo di chi legge con amore il sacro poema. Dettò l’elogio del Perticari, e fece una novella appellata Demetrio di Modone „esemplari (così ’l ch. B. Gamba) di favella culta e immacolata.„ Ma con che degne lodi potrò io ricordare il suo discorso della sintesi e dell’analisi? Avevano di questa materia scritto molto oscuramente gl’ideologi prima di lui, ed egli sep-

  1. Versi dello stesso Costa. Vedi le sue Poesie stampate in Firenze del Cardinali nel 1830, a car. 99.