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Inglesi. 179

un tremuoto simile a quel di Lisbona, e n’avea per luugo tempo intimata l’ora, il giorno, e le circostanze. E non era già il solo popolaccio, che fosse fuggito, ma sotto a quelle tende si videro delle teste illustri e gravi, che si raccomandavano l’anima non ben sicure, che la terra non avesse ad aprirsi sotto a’ lor piedi. Ridete pure, che ne avete ragione, e concludere meco, che l’Inghilterra ha i difetti dell’altre nazioni, e che gl’inglesi somiglian gli altri uomini, e solamente se ne distinguono con la stravaganza maggiore, e con più grandi eccessi.

Ma con vostra pace da questo fondo medesimo nasce un merito anche distinto, perchè l’inglese virtuoso, l’inglese letterato, in somma l’inglese rivolto al bene è capace di cose grandi più che l’altre nazioni. Parliam delle lettere come cosa più amena. E’ vero, che Milton è tutto inglese, cioè estremo nelle mostruosità, e nelle sublimità del suo poema; così pure è Scakespear, così molti, e se non fosse bestemmia nominerei anche Newton non solo per l’Apocalisse da lui interpretata, ma per altre cose ancora.