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DEL BECCARIA xxix

uomo come siete voi 1.” Il Beccaria così rispose in proposito. “Sono obbligato di differire ad un’altra lettera la spiegazione di alcuni passi che voi trovate oscuri. Ma io deggio dirvi che nello scrivere ebbi dinanzi agli occhi gli esempi di Macchiavello; di Galileo, di Giannone: udiva lo strepito delle catene agitate dalla superstizione, e le grida del fanatismo che soffocava i gemiti della verità. L’immagine di questo terribile spettacolo mi ha persuaso ad avviluppare talora la luce nelle nubi. Ho voluto difendere l’umanità senza esserne il martire. L’idea che io doveva essere oscuro, m’ha pure renduto tale alcuna volta senza necessità2.” Qui è di mestieri osservare siccome il progresso nelle cognizioni specialmente filosofiche abbia schiarito d’assai il Beccaria, le cui opere dovevano riescire di più difficile intelligenza a quelli del suo tempo, che non a noi.

La novità ed il coraggio che si ravvisava nel libro Dei Delitti e delle Pene, risvegliò tosto una generale ammirazione nell’Italia. Essendo state, come sopra si accennò, spacciate in brevissimo tempo le prime edizioni, nel susseguente anno 1765 ne venne pubblicata la terza con parecchie aggiunte dell’autore; in essa lo scritto venne per la prima volta diviso in paragrafi3. Il padre Frisi si fece

  1. Traité des Délits et des Peines etc., pag. xxxviii.
  2. L. c., pag. xliii.
  3. In questa edizione è pure stampato il Giudizio di celebre professore sopra il libro Dei Delitti e delle