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l’italianità del trentino e l’irredentismo italiano 151


Per ricordar solo la storia degli ultimi cento e cinquanta anni l’enciclopedia ebbe un degno rappresentante in Carl’Antonio Pilati, autore della Riforma d’Italia, il classicismo in Clementino Vannetti, assertore dell’italianità del Trentino, le scienze naturali vantarono sul finire del XVIII secolo i nomi dei fratelli Fontana, di Antonio Scopoli, di G. Battista Borsieri. Nel secolo scorso l’arte drammatica ebbe un insuperabile interprete in Gustavo Modena; il romanticismo si gloriò dei nomi di Giovanni Prati, della Lutti, del Gazzoletti, di Andrea Maffei, traduttore di Schiller e di Shakespeare, mentre nelle università onorarono il nome trentino scienziati illustri quali Giuseppe Canestrini, Bartolomeo Malfatti, Vigilio Inama e Scipio Sighele. La pittura e la musica vanno oggi superbe dei viventi Bartolomeo Bezzi e Riccardo Zandonai.

Italicamente si svolse sempre la vita comunale e Trento e Rovereto chiamavan dalle città d’Italia i lor sindaci. Di Trento fu sindaco Gian Domenico Romagnosi.

Italica è l’arte di cui si adornano e Trento e tutte le altre città ed anche i borghi più modesti sono irti di pinnacoli e di campanili che dànno loro un carattere originale ed un’aria di tipica venustà.

Insigni opere d’arte italica sono non solo il Duomo, modello dell’arte edificatrice dei maestri comacini, e il Castello di Trento decorato dagli affreschi del Romanino, del Dossi e del Fogolino, ma i palazzi e le torri di tutte le città e le chiesette cinquecentesche e trecentesche