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INDICE DEI NOMI

[La grande importanza storica delle Novelle bandelliane voleva fosse data una cura speciale all’Indice dei nomi, sí che riuscisse tale da giovar veramente agli studiosi. In esso ho raccolto tutti i nomi ricordati nelle dedicatorie e nelle novelle, eccezion fatta per quelli che sono semplici ricordi scolastici e tradizionali (usati, direi quasi, proverbialmente), nessuno escludendo, per quanto mi fu possibile, di quelli che possono essere testimonianza della cultura del Bandello e dei suoi personaggi. Ho ricordato pure i nomi non istorici, vale a dire quelli dei personaggi delle novelle che si possono presumere inventati dall’autore; e siccome qualche nome, Catarina, ad esempio, ritorna in piú novelle designando persone diverse, non ho creduto di distinguere i personaggi, pure ricordando tutte le volte che il nome è usato. Alcuni di questi nomi coprono un nome vero: Delio, ad esempio, che cela il Bandello stesso, e tutti, io credo, i nomi della novella III, 52. Di questi io penso che Cesare Partenopeo nasconda Cesare Fieramosca; ma mi basta aver accennato a ciò, lasciando ad altri la cura dell’identificazione. Non ho invece trascurato l’identificazione e quindi la menzione nell’Indice quando un semplice appellativo — p. e., «madama nostra», usato per Isabella d’Este e Gostanza Rangona, anche quando il nome non è esplicitamente ricordato nella novella o nella dedicatoria; o «il maestro dei sacri palazzi», usato per Silvestro Prierio; — oppure un semplice titolo — p. e., «la marchesa», per le varie marchese di Monferrato, delle quali, come delle duchesse di Urbino e di Parisina mai non è detto il nome, — era velo piú o meno trasparente. Ma tutta la cura ho dato ai nomi dei personaggi storici: ho però dovuto constatare che il Bandello, se qualche volta è esatto, qualche altra non è punto tale e confonde facilmente le persone tra loro, le sdoppia o prende l’una per l’altra. Sdoppiò, ad esempio, la donna che diede a Niccolò terzo d’Este Lionello e Borso, e nell’indice io l’ho ricordata come storicamente doveva; confonde padre e figli o prende una persona per l’altra dove parla dei re di Spagna, d’Inghilterra, di Francia, e nell’indice ho creduto di ricordare i nomi come egli li usa, mettendo tra parentesi la numerazione quando egli la tace e io ho potuto verificarla, o, ancora tra parentesi, la vera a fianco della erronea ch’egli ricorda. Ho supplito quasi sempre il nome dove il Bandello usa il solo cognome, e nome e cognome dove usa una qualifica o un soprannome, naturalmente non dimenticando i relativi necessari rimandi; dove l’identificazione non fu possibile, ho messo punti sospensivi. Una volta ho supplito il cognome, ché col confronto della novella III, 50 e con l’aiuto del Litta ho potuto stabilire che è Ambrogio Archinto quel «messer Ambrogio, patrizio milanese» ricordato nella dedicatoria III, 13; identificazione lasciata in sospeso nella nota a piè di pagina.