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IL BANDELLO
al dottissimo
aldo pio manuzio
romano
Dapoi che voi partiste da Milano, essendo alloggiato in casa del molto reverendo signor Giacomo Antiquario, io non v’ho altrimenti dato avviso de la cosa che mi lasciaste in cura, perciò che mi sono governato secondo il conseglio di esso signor Antiquario, il quale sapete quanto vi ama e quanto desidera l’onor e profitto vostro. Ora con quei mezzi e favori dei quali giá parlavamo insieme ho io di maniera ridotto la cosa vostra, che il successo sará tale qual bramate. Cosí vi doni Iddio che possiate ottenere ciò che ne l’altre bande praticate, a ciò che veggiamo ai giorni nostri una academia che sia principio di mantenere le buone lettere greche e latine in Italia, che ora vi fioriscono in quella perfezione che possano essere. Il che renderá il nome vostro eterno, veggendosi che voi siate stato il primo che ne l’impressione dei libri ne l’una e l’altra lingua avete meravigliosamente agli studiosi giovato, e giovate tuttavia, non solamente con la bellezza e politezza dei caratteri e de la correzione di essi libri, ma altresí con il dar fuori ogni dí tutti i buoni autori che aver si possono. Ed a questo non risparmiate né danari né fatica, cosa nel vero che dimostra la grandezza e bontá de l’animo vostro. Che dirò poi de la lingua volgare? che di modo era sepolta, e i libri cosí mal corretti, che se Dante, il Petrarca ed il Bocaccio avessero veduti i libri loro, non gli averebbero conosciuti, i quali voi avete ridotti a la lor nativa puritá. Ma se, come si spera, l’instituzione de l’academia succede, averá la lingua latina, la greca e la volgare il suo candore, e l’arti liberali si riduranno a la loro antica maiestá. Ora,