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delle preponderanze straniere 83

ultima volta. Volea tornare a Ferrara! Il duca non volle, e fu piú savio. Ritirato al convento di Sant’Onofrio, ivi morí [25 aprile 1595] piú tranquillo che non era vissuto; indi salí ad un’altra realitá, egli che non avea capita mai questa della presente vita. Predecessor di quegli illustri infelici di Rousseau, di Chatterton e di Byron, forse piú grande, certo migliore e piú realmente infelice che tutti questi, lasciò un poema (sia detto a malgrado una moda presente contraria) mirabile di poesia, ma giá macchiato di que’ concetti che pervertirono poi letterariamente le lettere italiane, piú macchiato di quella mollezza allettante e penetrante che pervertí moralmente ed effeminò quelle lettere. — S’accrebbero poi i due pervertimenti, e talor anche per eccezione si fermarono e indietreggiarono ne’ seguenti e ad ogni modo minori poeti: Guarini [1537-1612], Chiabrera [1552-1637], Tassoni [1565-1635], Bracciolini [1566-1645], Marini [1569-1625], Fulvio Testi [1593-1646], Lippi [1606-1664], Salvator Rosa [1615-1673], Filicaia [1642-1707], Menzini [1646-1704], Guidi [1650-1712], Zappi [1667-1719]; oltre poi gl’infimi e piú pervertiti. — Nella prosa, Paolo Segneri [1624-1694] ha nome di primo oratore sacro tra gl’italiani; ma lontano da’ grandi francesi, è concettista pur egli; e tali sono poi parecchi altri predicatori contemporanei e seguaci di lui, con tanto piú scandalo, quanto piú grave è l’ufficio loro che non quello di poeta. In istoria, sono forse men parolai, meno retori che i loro predecessori, ma meno eleganti e men profondi, fra Paolo Sarpi [1552-1623], Davila [1576-1631], Bentivoglio [1579-1644], Pallavicini [1607-1667]; ed all’incontro, parolaio e fiorito oltre alle convenienze storiche, seicentista insomma, mi sembra il Bartoli [1608-1685]. Il Boccalini [1556-1613], scrittor politico, è da onorar senza dubbio, per essersi rivolto contro agli spagnuoli, tiranni d’Italia; ma vi si rivolse con leggerezza forse soverchia per argomento cosí grave ed affliggente. Meglio il Paruta [1540-1598] e il Botero [1540-1617]; scrittori seri e per il tempo virtuosi, ma non abbastanza grandi per farsi leggere, passati i tempi per cui scrissero, non abbastanza efficaci per aver lasciato effetto nella patria. E quindi resta forse