pubblico grande piglierebbe un certo interesse alla cosa. Ora non è una cronaca locale ma una storia grandiosa e semplice dell’Universo che i veggenti della Evoluzione pensano avere scoperta, parte in fondo agli abissi del cielo, parte in fondo alle viscere della terra, parte nei fossili degli organismi, parte nei fossili del linguaggio umano, poichè vi sono anche parole fossili. E la lampada che ha servito per questa grande scoperta, se proietta la sua luce direttamente sul passato dell’Universo e dell’Uomo, manda però un certo chiarore anche dall’altra parte, verso l’avvenire. Essa non era ancora bene accesa quando se ne commoveva il maggiore poeta che il nostro astro abbia posseduto dopo lo Shakespeare. La mattina del 2 agosto 1830 arrivò a Weimar la notizia ch’era scoppiata una rivoluzione a Parigi. Un amico di Goethe si recò da lui nel pomeriggio dello stesso giorno. «Ebbene?» esclama il vecchio Goethe andandogli incontro. «Che ti pare del grande avvenimento? Il vulcano è scoppiato, tutto è in fiamme, tutte le trattative segrete sono a monte. «Un’affare spaventoso!» risponde l’amico. «Ma che si poteva aspettarsi con un ministero simile? Niente altro che la cacciata della dinastia.» «Caro mio, qui non c’intendiamo», replica l’autore del Faust. «Io non parlo di quella gente lì. Parlo